La spedizione romana alle sorgenti del Nilo fu promossa da Nerone per scoprire da dove avesse origine il grande fiume africano. Fu condotta tra il 62 e il 67 d.C. da alcuni centurioni che risalirono il Nilo verso l’Africa equatoriale. È parte di un insieme di spedizioni, condotte tra il 19 a.C. e l’86 d.C., volte all’esplorazione e all’acquisizione del controllo delle vie carovaniere attraverso il Sahara, che garantivano il commercio tra la costa mediterranea e l’Africa sub-sahariana. Secondo la maggior parte degli studiosi, la spedizione ebbe carattere esplorativo. Questa fu la prima nella Storia a partire dall’Europa verso l’Africa equatoriale. Probabilmente durò diversi mesi, oltrepassando prima le paludi sudanesi, chiamate Sudd, durante la stagione secca e poi raggiungendo la zona del nord Uganda.

Spedizione in Nubia
Intorno al 62 d.C. Seneca scrisse che Nerone aveva mandato alcuni legionari verso la città di Meroe in Nubia, al fine di esplorare tutto il Nilo a sud di quella capitale. Questa spedizione fu voluta dall’imperatore romano per ottenere informazioni sull’Africa equatoriale e sulle sue possibili ricchezze.

Verso la conquista del Sudan
Un’altra spedizione, registrata da Plinio il Vecchio nel 67, era probabilmente finalizzata a raccogliere informazioni per un’eventuale conquista da parte di Nerone di quello che oggi è il Sudan.

Seneca, Naturales quaestiones e De Terrae Motu
Nelle Naturales quaestiones (del 65 d.C. circa), Seneca dedica un trattato alla descrizione del corso e delle variazioni di portata del Nilo, il De Nili incremento. È tuttavia nel trattato sui terremoti, De Terrae Motu, che accenna a una spedizione che Nerone avrebbe inviato nel 61 d.C. per esplorare la sorgente del Nilo (ad investigandum caput Nili). Seneca riporta la testimonianza di due centurioni che parteciparono alla spedizione, che raggiunse una zona con vaste paludi a tratti impenetrabili. Era percorsa da un fiume di dimensioni considerevoli, da loro identificato con il Nilo, che sgorgava tra le rocce.

La sorgente come possibile causa di terremoto
A Seneca non sembra interessare se la spedizione abbia identificato o meno la vera sorgente del fiume, ma utilizza la testimonianza resa dai due soldati solo a conferma dell’esistenza delle acque sotterranee, che sta presentando come una delle possibili cause dei terremoti. Afferma infatti che il fiume descritto non possa che sgorgare da un enorme lago sotterraneo.

L’aiuto del re di Etiopia
Seneca fornisce inoltre un secondo dettaglio. La spedizione ricevette aiuto da un re di Etiopia e, attraverso di lui, dai re dei paesi vicini (cum a rege Aethiopiae instructi auxilio commendatique proximis regibus penetrassent ad ulteriorem).
Fino in Uganda
Per alcuni archeologi inoltre non sarebbe da escludersi che la spedizione sia arrivata anche in territorio ugandese, interpretando come un riferimento alle cascate Murchison, note in passato come Kabalega, il seguente passaggio riportato da Seneca “Abbiamo visto due rocce, dalle quali la forza del fiume fuoriusciva con potenza“. Le cascate, con un salto di circa 50 metri, si trovano in prossimità del lago Alberto e sono formate da un ramo del Nilo bianco emissario del lago Vittoria.

Le conferme di Plinio sulla spedizione
Dopo alcuni anni, nel 70 d.C., Plinio il Vecchio scrisse di una spedizione di Nerone in vista di una guerra di conquista in Etiopia. Riportò di una precedente spedizione inviata da Publio Petronio, prefetto dell’Egitto, durante il regno di Augusto, volta alla conquista della città di Meroe (a 200 km a nord dell’odierna Khartum). Plinio descrive con relativa accuratezza il percorso della spedizione, gli antefatti, le città espugnate e le distanza percorse, permettendo di confrontare la spedizione neroniana con quella augustea. In particolare, alcune informazioni fornite da Seneca trovano conferma nell’opera di Plinio.
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