Nell’ Antico Egitto, quando morivano, i gatti delle persone più abbienti avevano diritto a una sepoltura relativamente solenne e onorevole. Ne sono un esempio le onoranze funebri che il principe ereditario Thutmose riservò alla sua amata gatta Myt.
Della vita di Thutmose si conosce pochissimo e quel poco che sappiamo lo dobbiamo proprio a Myt .
Primogenito del faraone Amenhotep III( al quale non sopravvisse), è stato un principe egizio durante la XVIII dinastia. Suo successore fu infatti il famoso Amenhotep IV meglio noto come Akhenaton.
Akhenaton – il Faraone monoteista
Sepolta nella necropoli di Menfi in un piccolo sarcofago di pietra e oggi al Museo del Cairo, Myt ci parla attraverso le iscrizioni geroglifiche che decorano il suo sarcofago. Queste descrivono la trasformazione della gatta in un “Osiride”, come si credeva avvenisse a tutte le persone defunte. Riportano inoltre ciò che la dea Iside avrebbe esclamato accogliendo la gatta Myt nell’aldilà:
«Io stendo le mie braccia dietro di te per proteggerti.»
Su una parete del sarcofago la gatta è ritratta con un fiocco al collo. Al suo interno, oltre alla mummia dell’animale, fu rinvenuta addirittura una statuetta ushabti destinata a prendere magicamente vita e aiutare la gatta nelle faccende quotidiane nel mondo dei morti.
Sorgente: Gatti nell’antico Egitto – Wikipedia