Latte pericoloso, cosa nasconde l’etichetta, che non ci vogliono dire

A fare il giro del web troviamo una notizia che sta mettendo in seria difficoltà i consumatori italiani, la quale fa da sfondo ad un latte per certi versi ritenuto pericoloso e sul quale è intervenuta la catena di distribuzione e produzione.

L’anno passato è stato davvero complicato per i consumatori italiani che hanno dovuto far riferimento a numerose notizie che sono state diffuse in relazione a diversi alimenti, alcuni dei quali ritenuti dannosi e mortali per la salute dell’uomo a seguito della diffusione di virus che hanno seriamente messo in pericolo la vita della persona.

Una catena incredibile di notizie e segnalazioni alimentari, per le quali sono scattati anche i controlli necessari che hanno poi condotto al ritiro dal mercato dei prodotti ritenuti nocivi e quindi dannosi.

Adesso, nel mirino dell’attenzione dei media troviamo una notizia relativa alla distribuzione di una marca in particolar modo di latte che in un certo qual modo è stata ritenuta pericolosa ma, attenzione, perché a rispondere prima persona e stata la stessa azienda di riferimento.

Latte pericoloso, non trascurare l’etichetta

A riportare la notizia in questione è stato il portale ilfattoalimentare.it il quale ha fatto da sfondo alla segnalazione di un utente che recentemente ha acquistato delle buste di latte e della marca Milbona distribuita da Lidl.

Secondo quanto ha reso noto tra il portale di riferimento, nella segnalazione è possibile leggere la testimonianza della persona che riferisce di non aver notato il bollo sanitario che indica il nome del produttore, che secondo la legge che ha proroga fino al 31 dicembre del 2023 deve essere necessariamente indicato ritenuta un’informazione basilare per il consumatore che anche basandosi su questo fattore deciderà se acquistare o meno il prodotto.

Il tutto però non finisce qui…

La risposta dell’azienda

Il portale de Ilfattoalimentare.it, successivamente, ha dato voce in capitolo all’azienda che distribuisce all’interno dei supermercati Lidl e che dopo aver letto con attenzione la segnalazione fatta dal cliente ha deciso di rispondere in prima persona e chiarire tutti i punti che concernano le informazioni di riferimento al produttore.

Nel portale, dunque, arriva con chiare lettere la risposta richiesta cerca la confezione del latte in questione:

“Con la presente vogliamo informarla che, in base al decreto da lei citato (il decreto ministeriale del 9 dicembre 2016), quanto all’origine del latte, l’articolo 6, prevede una specifica norma dedicata al cosiddetto mutuo riconoscimento. In estrema sintesi tale norma prevede che gli obblighi previsti dal suddetto decreto, tra cui anche l’obbligo dell’indicazione dell’origine, non possono essere applicati ad alcun prodotto proveniente da un Paese dell’Unione Europea. Pertanto, tale obbligo può essere applicato solo nei confronti dei produttori italiani. Nel caso specifico, quindi, trattandosi di un prodotto realizzato in un altro Paese dell’Unione Europea come indicato in etichetta, le informazioni in essa contenute risultano conformi alla vigente normativa”.

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