L’ Aulos era uno strumento musicale aerofono usato nell’Antica Grecia.
Era formato da un tubo di canna, di legno, oppure d’osso o avorio, con imboccatura a bulbo e relativa ancia, una sottile linguetta mobile la cui vibrazione fa suonare gli strumenti a fiato, detti appunto ad ancia.
La leggenda
La sua invenzione si attribuisce alla dea Atena. Pindaro narra che la dea, dopo aver creato lo strumento, lo disprezzò e lo gettò via perché mentre suonava le si gonfiavano le guance, deformando la sua bellezza. Lo strumento venne poi raccolto dal satiro Marsia, il quale lo utilizzò per sfidare Apollo in una gara di abilità, che tuttavia perse finendo scorticato.

Non chiamatelo flauto
Spesso lo si vede raffigurato nella forma a due tubi divergenti, in qual caso viene detto diaulòs, cioè doppio. Con il termine greco aulos viene erroneamente tradotto in italiano con flauto. In realtà è uno strumento ad ancia doppia, e appartiene quindi alla famiglia dell’ oboe. Si ritiene fosse suonato con la tecnica della respirazione circolare. Nell’epoca classica, sui tubi venivano praticati sino a cinque fori. Il bocchino viene inserito nei tubi.

Utilizzo
Utilizzato nella rappresentazione delle tragedie, nei riti simposiaci e funerari della Grecia antica e dell’ Etruria, aveva la caratteristica di creare un forte impatto emotivo. Secondo Aristotele non deve essere usato in situazioni che hanno scopo educativo ma purificatori. Proprio per la capacità di suscitare forti emozioni, era spesso collegato ai culti di Dioniso. Era utilizzato anche in guerra: sulle triremi, per ritmare la cadenza dei remi, era previsto un apposito addetto.

Testimonianze
Lo strumento è presente nelle raffigurazioni delle ceramiche greche che testimoniano una delle prime rappresentazioni iconografiche di strumento a fiato. Nell’area mediterranea sono rimaste, quali eredi di questo strumento suonate ancora con la tecnica della respirazione circolare, le launeddas in Sardegna.
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